Una Mattina d'Autunno
un viaggio nell'anima della natura
- 28 Ottobre 2023
- Diario, Fotografia
Ogni immagine catturata non era solo una fotografia, ma una finestra sull'ineffabile, un dialogo silenzioso con l'eternità della natura.
Fotografare l'autunno era diventato un modo per celebrare la meraviglia del mondo
Il suono della sveglia, sommesso e insistente, mi destò dal sonno ben prima che la luce del giorno iniziasse a rischiarare il mondo. Partii prima dell’alba, con l’aria frizzante che mi accompagnava, sperando di catturare la bellezza dell’autunno nella sua manifestazione più pura. La destinazione era le Terrazze del Rio Torto, un luogo che prometteva meraviglie visive ai primi raggi del sole.
Mentre camminavo al buio, solo il rumore dei miei passi rompeva il silenzio assoluto. Arrivai esattamente quando il primo bagliore del sole iniziava a illuminare radenti i contorni della valle. Le nuvole, leggere e in movimento, danzavano nel cielo come vapore acqueo in un calderone stregato. Le Terrazze del Rio Torto, un balcone naturale a strapiombo sulla faggeta, si aprivano davanti a me, regalandomi una vista mozzafiato. Sotto di me, la faggeta era un mare di colori autunnali: un tappeto di rosso, giallo e arancione che sembrava pulsare di vita propria. Sullo sfondo, le montagne della Meta, delle Mainarde e dei Tartari erano già ricoperte dalla prima neve, creando un contrasto cromatico con il paesaggio autunnale sottostante.
In quel momento, tutto sembrava confluire in un’armonia perfetta: la luce, i colori, il movimento delle nuvole. Fotografare questo spettacolo era più di un semplice atto artistico; era un tentativo di catturare l’essenza stessa di un attimo effimero, di fermare il tempo in un’immagine che potesse trasmettere l’emozione di quel luogo. Ogni scatto era una meditazione, un momento di consapevolezza del qui e ora.
La luce radente dell'alba, che accarezzava i contorni della valle, simboleggiava il risveglio della natura e la sua eterna rinascita.
Quando il sole si alzò un po’ di più nel cielo, decisi di proseguire il mio cammino. La Foresta del Serrone mi accolse con la sua atmosfera incantata. I vecchi faggi, le cui foglie erano ormai tinte di tutte le sfumature dell’autunno, sembravano antichi guardiani di un mondo segreto. Il muschio verde, che ricopriva le formazioni carsiche tipo karren, aggiungeva un ulteriore tocco di mistero al paesaggio. Ogni passo tra quegli alberi secolari era come un ritorno alle radici più profonde della natura, un contatto diretto con l’anima del mondo.
Dopo un’ora di cammino, raggiunsi la conca carsica del Lago Vivo. Il panorama che mi si presentò era unico: le faggete si estendevano a perdita d’occhio, creando un mosaico di colori vibranti, mentre il Monte Petroso si ergeva maestoso all’orizzonte, già vestito della prima neve, un presagio dell’inverno imminente. Il lago sembrava un occhio aperto sul cielo, un punto di incontro tra terra e aria. Seduto sulla riva, lasciai che la bellezza del luogo permeasse ogni fibra del mio essere. Fotografare qui non era solo un atto di documentazione, ma un modo per dialogare con la natura, per cercare di catturare qualcosa di ineffabile.
Sulla via del ritorno, mi fermai per un ultimo scatto sulle Cese. Questa zona, un tempo frequentata da agricoltori e boscaioli di Barrea, raccontava storie di un tempo passato, di fatica e connessione con la terra. Le nuvole continuavano a giocare con la luce, facendola filtrare a macchie, creando un gioco di ombre e luci che sembrava raccontare la storia della giornata e della stagione. I colori dell’autunno sugli alberi, con la Montagna di Chiarano sullo sfondo, riassumevano in un’unica immagine la bellezza e la transitorietà di questo momento dell’anno.
Quella mattina trascorsa a fotografare l’autunno si trasformò in una riflessione filosofica sulla natura della bellezza e sulla fugacità del tempo. Ogni immagine catturata era un tentativo di afferrare l’inafferrabile, di fissare per sempre l’effimero splendore di un attimo. In quel giorno, tra le montagne e le foreste dell’Appennino Centrale, trovai non solo immagini, ma anche una profonda connessione con il ciclo eterno della vita e della natura. Fotografare l’autunno era diventato un modo per celebrare la meraviglia del mondo e il nostro breve, ma intenso, passaggio attraverso di esso.
Testo e foto © Marco Buonocore
vieni a vivere un'
Esperienza in natura
Le nostre escursioni e attività tra le montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise consentiranno una profonda immersione nella natura, un’esperienza che offre sempre grandi emozioni. Inoltre, ti guideremo attraverso i piccoli borghi, veri e propri scrigni, ricchi di cultura e tradizioni.