Sulle Vette del Silenzio

Un Cammino tra Cielo e Terra

Una lunga camminata tra antiche faggete e creste di altaquota rivela la bellezza incontaminata e silenziosa delle montagne abruzzesi

Ogni passo ci avvicinava al cielo, ma al contempo ci radicava sempre di più alla terra, in un abbraccio che univa anima e natura

La giornata era iniziata presto, il cielo appena sfiorato dai primi bagliori del sole di agosto. L’aria era fresca, carica del profumo del bosco, mentre ci preparavamo a lasciare Fonte d’Appia, un piccolo angolo di quiete immerso nella natura. L’alba prometteva una lunga camminata, e l’emozione di ciò che ci attendeva rendeva ogni passo più leggero.

Il sentiero si snodava attraverso antiche faggete, le fronde degli alberi si piegavano in un abbraccio fresco e ombroso che ci accompagnava lungo il percorso. Le radici nodose delle piante formavano intricate trame sotto i nostri piedi, mentre il canto degli uccelli echeggiava tra i rami, in un’armonia naturale che ci cullava nel silenzio del mattino. Il bosco sembrava custodire segreti antichi, memorie di tempi lontani, quando uomini e natura convivevano in un equilibrio sacro.

Mentre ci immergevamo nel fresco abbraccio delle antiche faggete l'aria profumata di bosco e l'emozione promettevano una camminata carica di armonia e silenziosi segreti della natura

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Superato il limite del bosco, il panorama si aprì su una distesa infinita. Raggiungemmo La Terratta, un’altura a oltre 2200 metri, che sembrava sfiorare il cielo. Qui, il mondo si distese ai nostri piedi. Davanti a noi, un crinale si estendeva come una spina dorsale maestosa, invitandoci a proseguire. Da un lato, il Monte Genzana e il Lago di Scanno brillavano come gioielli incastonati nel verde delle montagne, e sullo sfondo, le vette della Maiella si ergevano maestose, custodi di antiche leggende. Dall’altro lato, la Piana del Fucino si stendeva come un mare dorato, con il Velino a fare da sentinella. E poi, quasi in fila come guerrieri schierati, il Monte Marsicano, Rocca Chiarano, il Monte Greco: nomi che evocano storie di forza e resistenza.

La lunga camminata di cresta ci regalò panorami a 360 gradi, una vista mozzafiato che ci ricordava quanto fosse vasto e vario il mondo che ci circondava. Ogni passo ci avvicinava al cielo, ma al contempo ci radicava sempre di più alla terra, a quella terra che sembrava pulsare sotto i nostri piedi, viva e rigogliosa.

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Al Valico del Carapale, iniziò la discesa, il sentiero si insinuava di nuovo tra le faggete, portandoci verso la valle di Terraegna. La luce filtrava tra le foglie, creando giochi di ombre e riflessi che danzavano attorno a noi. La stanchezza cominciava a farsi sentire, ma era una stanchezza dolce, quella che nasce dalla bellezza e dalla soddisfazione di aver vissuto un’esperienza unica.

Risaliti sul Codone, la faggeta ci accolse nuovamente, un manto verde che sembrava volerci proteggere dal mondo esterno. Il Colle della Lantera segnò l’ultima tappa prima di tornare al punto di partenza. Qui, mentre il sole iniziava la sua lenta discesa verso l’orizzonte, ci fermammo un istante, lasciando che lo sguardo abbracciasse per l’ultima volta quei paesaggi che ci avevano accompagnato per tutto il giorno.

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Era stata una lunga camminata, quasi 25 chilometri di pura bellezza, un viaggio che ci aveva permesso di scoprire l’anima più intima delle montagne abruzzesi. Tornati a Fonte d’Appia, il sole ormai basso nel cielo tingeva tutto di una luce dorata, e un profondo senso di pace ci avvolse. Sapevamo che quei luoghi, quelle vette e quelle valli, avrebbero continuato a vivere dentro di noi, come un ricordo prezioso, sempre pronto a riaffiorare nei momenti in cui avremmo avuto bisogno di tornare a quella natura selvaggia e incontaminata.

 

Testo e Foto © Marco Buonocore

Il crinale si estendeva come una spina dorsale maestosa, offrendoci panorami a 360 gradi che parlavano di forza e antiche leggende

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