Il Bramito del Cervo

suoni ancestrali dell’Appenino Centrale

In queste immagini, il bramito del cervo diventa un'eco visiva e i combattimenti svelano la bellezza selvaggia di un equilibrio ancestrale.

La lotta per il dominio è inscritta nel ritmo della natura, dove ogni suono e movimento raccontano una storia di potere e resistenza.

Nelle prime ore dell’alba, quando il sole è ancora timido e si nasconde dietro le creste frastagliate e imponenti dell’Appennino Centrale, l’aria è pervasa da un suono antico e primordiale che sembra trasportare i presenti in un’epoca lontana e selvaggia. È il bramito dei cervi, un richiamo profondo e potente che riempie i boschi di faggi e querce, attraversando le fratture della terra e rimbalzando contro le rocce circostanti.

Questo suono maestoso, gutturale e vibrante, echeggia tra gli alberi e le valli, creando un’atmosfera magica e suggestiva. Ogni nota sembra raccontare una storia di tempo passato, rievocando immagini di un’era in cui la natura regnava sovrana e incontaminata, lontana dalle moderne influenze e dal frastuono della vita contemporanea. In questo momento, la terra sembra respirare al ritmo di questi canti antichi, e chiunque ascolti può percepire l’eco di un mondo in cui regna un’armonia naturale.

Nel bramito del cervo risuona l'eco di antiche forze, un dialogo silenzioso tra il cielo e la terra

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È la stagione degli amori, e i cervi maschi, i grandi signori delle foreste, si sfidano per il diritto di accoppiarsi. Le loro possenti corna, armi cresciute in un ciclo perpetuo di vita e morte, si scontrano in duelli che riecheggiano come tuoni tra le montagne. Due maschi si fronteggiano in una radura, il respiro pesante che si condensa in nuvole nell’aria fresca del mattino. Si studiano, le teste abbassate, le zampe che graffiano il terreno coperto di foglie secche. Poi, con uno scatto improvviso, si lanciano l’uno contro l’altro, le corna che si incastrano, il suono sordo del legno che si spezza.

Il combattimento è feroce, ma è anche una danza rituale, un gioco di forza e astuzia. I due cervi spingono e strattonano, cercando di sbilanciare l’avversario. La terra sotto di loro trema, mentre il bosco osserva in silenzio. Alla fine, uno dei due cede, esausto, e si ritira, concedendo la vittoria al suo rivale, che si erge fiero e trionfante, il bramito che esplode dalla sua gola come un grido di conquista.

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Ma nascosti nell’ombra i lupi osservano. Questi predatori, silenziosi e astuti, attendono il loro momento. Sanno che la stagione degli amori non porta solo vita, ma anche morte. Un cervo stanco, ferito dalla battaglia, è una preda facile. I lupi seguono le tracce dei più deboli, i loro occhi gialli che brillano nell’oscurità del sottobosco. Aspettano che un cervo, sfinito, crolli sotto il peso delle sue stesse corna, per poi balzare su di lui con la velocità e la precisione di chi è nato per cacciare.

Il cervo sa che i lupi sono vicini. Anche mentre si riposa, i suoi sensi rimangono all’erta, ogni rumore, ogni fruscio di foglie, lo mette in guardia. Ma a volte la fatica è troppa, il dolore troppo grande. E così, la natura segue il suo corso, un ciclo eterno di vita e morte, dove ogni essere vivente ha il suo ruolo, ogni suono, ogni bramito, fa parte della grande sinfonia dell’Appennino.

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Alla fine della giornata, quando il cielo si era tinto di sfumature rosa e viola e le ombre avvolgevano il crinale della montagna, il cervo, fiero e stanco, percorreva la cresta con passo solenne. Le sue corna, grandi e maestose, si stagliavano contro il cielo ormai scuro, e il suo respiro, caldo e profondo, sembrava fondersi con l’aria fresca della sera. Nonostante il peso delle battaglie e dei bramiti che avevano segnato il giorno, il suo ruolo non era ancora compiuto. Con un richiamo profondo e vibrante, il cervo invocava una presenza lontana, cercando di attrarre la femmina che aveva osservato con attenzione durante il confronto. Ogni suo grido, carico di passione e determinazione, risuonava attraverso la vallata, un’eco di impegno e speranza che trascendeva il tramonto e si perdeva tra le stelle, in attesa di una risposta che solo la luna e la notte potevano concedere.

 

Testo e Foto © Marco Buonocore

Con il cielo tinto di rosa e viola, il cervo percorreva la cresta al tramonto, chiamando con voce vibrante una femmina, il cui richiamo segnava la conclusione della giornata e l’inizio di un nuovo capitolo.

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