
Barrea
Il Respiro Antico dei Boschi e delle Montagne
- 7 Ottobre 2024
- Diario, Escursioni di Gruppo
Un viaggio tra boschi secolari e valli perdute, dove la natura parla con la voce del passato e le montagne custodiscono segreti antichi
La natura, immensa e silenziosa, ci avvolgeva come se custodisse da sempre i segreti di generazioni passate, intrecciando storie di uomini e montagne
Il mattino ci accolse con una luce limpida, quasi irreale, mentre con un gruppo di stranieri ci avviavamo lungo il sentiero che si snodava attraverso le terre di Barrea. Eravamo volti sconosciuti, ma il silenzio della montagna ci avvicinava, come se la natura stessa ci invitasse a condividere la sua antica saggezza. La strada che percorrevamo all’inizio non era solo un sentiero, ma una via carica di storie. Da secoli, i barreani calpestavano queste terre per portare le greggi al pascolo, lavorare la dura terra o raccogliere legna. In quei passi lenti, sembrava quasi di sentire l’eco di generazioni passate.
La prima sosta ci trovò su una terrazza naturale che si apriva su uno spettacolo grandioso. Davanti a noi, il Lago della Montagna Spaccata scintillava sotto il sole come uno specchio celeste, incastonato tra le valli, mentre le montagne, maestose e severe, tracciavano il confine lontano con il Molise. Il vento soffiava leggero, quasi un sussurro, portando con sé il profumo della terra umida e delle foglie cadute.
Camminando tra boschi e sentieri antichi, il paesaggio si svelava come un racconto silenzioso, dove ogni passo era un richiamo a memorie lontane




Riprendemmo il cammino, entrando nel cuore della faggeta del Serrone. Qui, gli alberi sembravano giganti silenziosi, i cui tronchi si perdevano nel cielo. Le foglie si tingevano di giallo, rosso e arancione, in uno spettacolo d’autunno che sembrava dipinto da mani esperte, mentre l’aria frizzante portava con sé il profumo antico del bosco. Camminavamo avvolti dal fruscio delle foglie sotto i nostri piedi e ogni passo era un invito a lasciarsi andare, a perdersi in quel mondo sospeso tra il presente e il passato.
Giungemmo su una nuova terrazza naturale, sospesa sopra la profonda Valle del Rio Torto. Da lì, lo sguardo si perdeva su tutta la catena dei Monti della Meta e delle Mainarde, come se il mondo si fosse aperto dinanzi a noi in un’unica, immensa tela. Le cime grigie delle montagne, scolpite dal tempo, contrastavano con i colori caldi del bosco che si incendiava di rosso e oro. Tutto era silenzio, un silenzio che parlava più di mille parole.
Il percorso ci portò ancora più in là, tra gli alberi, fino a un luogo dove il tempo sembrava essersi fermato. Tra le pietre affioravano i segni delle antiche glaciazioni che un tempo dominavano queste terre: i cosiddetti “campi carreggiati”, tracce profonde scavate dall’acqua e dal ghiaccio. Era come camminare sulla storia stessa del mondo, sentendone il peso sotto i piedi.




Finalmente, raggiungemmo la conca carsica del Lago Vivo, circondati da una cornice di montagne che sembravano vegliare silenziose su di noi. Ai piedi del Monte Petroso, la vetta più alta del Parco, il panorama si apriva in un respiro ampio e profondo. I faggi centenari ci circondavano, custodi silenziosi di una natura immutabile, mentre l’aria era immobile, quasi sacra.
La discesa nella Valle dell’Inferno ci riportò in un mondo di ombre e di fuoco. Un tempo, qui i carbonai accendevano fiamme per trasformare il legno in carbone, o per produrre calce e il fumo si alzava senza sosta dalle fornaci improvvisate. Ora, solo il ricordo di quei fuochi rimaneva tra la terra nera nella fitta faggeta, che ci avvolgeva con la sua ombra fresca e misteriosa.




Il giro stava per concludersi. Camminammo ancora, tra zigzag e silenzi, seguendo il vecchio letto di un fiume scomparso, assorti nei pensieri, arricchiti non solo dalla bellezza dei luoghi, ma anche dalle storie di chi aveva vissuto e lavorato su quelle montagne per generazioni. La natura e la cultura locale si intrecciavano in ogni angolo, rendendo questa escursione molto più di una semplice passeggiata: era un viaggio attraverso il tempo, una connessione profonda con una terra che sapeva raccontare la sua storia a chiunque fosse disposto ad ascoltarla.
Testo e Foto © Marco Buonocore
La valle, segnata da ombre e fuochi ormai spenti, ci parlava di vite passate, di mani operose e sacrifici dimenticati, ricordandoci che ogni passo era un legame con una storia antica, impressa nella terra stessa
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