Monte Meta
la Montagna Sospesa tra Nebbia e Silenzio
- 26 Ottobre 2024
- Diario, Tour Privato
Tra nebbie misteriose e panorami mozzafiato, un'escursione a Monte Meta rivela antichi sentieri, profondi silenzi e incontri inaspettati con la fauna
Dalla vetta, tra nuvole e faggete purpuree, il paesaggio si stendeva come un antico mare riemerso, scolpito dal vento e dal tempo.
La luce del mattino filtrava tenue, avvolta in una coltre di nebbia che sembrava attendere paziente sulle cime di Monte Meta, quasi per proteggerle. Il sentiero serpeggiava verso l’alto, a tratti affondato nel silenzio ovattato di un paesaggio che pareva d’altri tempi, una reliquia in cui il mondo antico resisteva. A quota 2242 metri, Monte Meta era un tempo una terra di passaggio: pellegrini e mercanti, viandanti e monaci ne calcavano i crinali con passo incerto, seguendo tracciati nascosti e insidiosi, cercando orizzonti ora invisibili, avvolti in un eterno, lieve grigiore.
Salendo, le nubi si intrecciavano attorno a noi come un tessuto fluido, rivelando solo scorci fugaci della valle sottostante. A tratti, con la nebbia che si apriva appena, il panorama si mostrava in tutto il suo aspetto primordiale, come il fondo di un antico mare che il tempo non aveva del tutto prosciugato.
Tra le nubi avvolgenti di Monte Meta, ogni passo sembrava dissolversi nel passato, portandoci verso i cammini nascosti dei pellegrini
La vista si estendeva su un mosaico di valli: la valle di Biscurri, con le sue forme scolpite dagli antichi ghiacciai, disegnava dolci ondulazioni; oltre, la Sella di Monte Miele spiccava come una lunga, inarrestabile spina dorsale, mentre la Val Pagana, ricoperta dalla faggeta ormai purpurea di fine autunno, sembrava un dipinto che sfumava verso l’orizzonte.
Dalla cima, lo sguardo volgeva anche verso il versante laziale del Parco, dove il profilo di Monte Forcellone, Monte Cavallo e Monte Predicopeglia si stagliava appena visibile nella nebbia. Apparivano quasi eterei, figure ferme in un confine indistinto tra sogno e realtà. Il silenzio era assoluto, interrotto solo dal vento che scivolava sul crinale e dal suono ovattato dei nostri passi sul terreno umido.
La discesa verso il Passo dei Monaci ci regalò l’ultimo incontro: una famiglia di camosci, dalle zampe sicure e leggere, pascolava sulle praterie di alta quota, poco lontano dal sentiero. Osservavano noi viandanti con una quieta indifferenza, come fossero stati lì da sempre, testimoni di una montagna che pareva infinita e immortale. La nebbia continuava a danzare tra le cime, rivelando il Monte Meta solo a tratti, come se ogni cosa volesse rimanere sospesa, intangibile, tra storia e leggenda.
Mentre ci allontanavamo, un’ultima folata di vento si alzò, avvolgendoci in un abbraccio fresco e vibrante, come un saluto della montagna. Ci voltemmo un’ultima volta, e nel silenzio che seguì, ci sembrò di udire le voci di antichi viandanti che continuavano a camminare, intrecciando il loro destino con quello di Monte Meta, un luogo dove ogni passo raccontava una storia, dove il passato e il presente si fondevano in un eterno abbraccio di natura e tempo.
Testo e Foto © Marco Buonocore
I camosci ci osservavano immobili, silenziosi custodi delle praterie d’alta quota, in un incontro che sembrava sfiorare la sacralità
vieni a vivere un'
Esperienza in natura
Le nostre escursioni e attività tra le montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise consentiranno una profonda immersione nella natura, un’esperienza che offre sempre grandi emozioni. Inoltre, ti guideremo attraverso i piccoli borghi, veri e propri scrigni, ricchi di cultura e tradizioni.